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lunedì 16 gennaio 2012




 
di Walter Ferrero
Leggiamo, su Repubblica del 10 gennaio, un articolo di Federico Rampini, su cui ci piacerebbe precisare alcune cose. Il pezzo si intitola Allarme dagli Usa, lo yoga può anche far male ed esordisce con una serie di dati, provenienti dagli Stati Uniti, che indicherebbero un allarmante incremento degli “incidenti” prodotti dalla pratica dello Yoga.
L’allarme sarebbe stato lanciato da un’autorità nella materia. Glenn Black, guru da 40 anni, allievo del grande maestro indiano B.K.S. Iyengar” ARTICOLO NYT. Non è una novità: ogni volta che qualcosa si impone sul mercato interessando una rilevante quota di pubblico, il business si fa appetibile e chiunque ne scriva, in termini positivi o negativi, può contare su un buon bacino di interesse. Negli Usa, i regolari praticanti di Yoga sarebbero circa quindici milioni: un pubblico superiore a quello degli acquirenti di un’auto nuova. Qualunque testo se ne scriva può anche vendere un milione di copie: quanto basta per sistemare per sempre il sedicente autore.
Detto questo, ammettiamo pure che si sia effettivamente incrementato il numero di incidenti collegati alla pratica dello Yoga: è molto probabile che ciò dipenda dal fatto che negli Stati Uniti nell’ultimo anno il numero dei praticanti Yoga è aumentato del 29%. Qualcosa come quattro milioni di individui, insomma… È molto probabile che se si vendessero in un anno altrettanti coltelli da cucina, il numero di incidenti domestici aumenterebbe in proporzione, senza per questo che se ne debba imputare la responsabilità all’attrezzo…
In ogni caso, occorre contestualizzare la questione: stiamo parlando degli Stati Uniti, un Paese dove già il pessimo modo di alimentarsi è responsabile di gran parte dei problemi di cui soffrono gli americani, sia in termini di patologie degenerative che relativamente alla predisposizione agli infortuni. Mangiare male (anche con dissennate diete vegetariane alla moda) indebolisce il corpo e lo rende palesemente inadatto a sopportare anche le minime sollecitazioni naturali. Sarà un caso che in altri Paesi non si registrano tali significativi incrementi di “incidenti” collegati alla pratica dello Yoga?
Inoltre, come peraltro si sottolinea nell’articolo di Rampini, stiamo parlando di una cultura – quella statunitense – individualista e competitiva: lo stesso Black ammette che “…uno dei problemi è l’ego […] in troppe scuole americane lo vedo spinto agli estremi, in uno sforzo di realizzare performance sempre più avanzate…”. Lo Yoga non è uno sport, non prevede prestazioni né competizioni, neppure con sé stessi; ma piuttosto è un metodo che predilige l’ascolto della propria condizione e, attraverso una presa di coscienza consapevole, conduce passo per passo a un miglioramento progressivo e responsabile. L’obbiettivo non è un record da raggiungere o una plasticità da contorsionista, ma piuttosto l’armonia complessiva dell’individuo, con tutte le sue specificità, nel suo insieme psico-fisico.
Inoltre, la parola Yoga è diventata (sempre per motivi di business) un calderone in cui viene messo di tutto e di più. Chiunque oggi si svegli la mattina con l’intento di rimpinguare il portafoglio, può inventarsi il “pinco pallino Yoga”, senza che nessuno sia in grado di contestargli l’uso improprio del termine. In un Paese come gli Stati Uniti, con il suo immenso bacino d’utenza e la frenesia di novità e nuove offerte che il mercato richiede, nascono mode e “nuove discipline” ad ogni piè sospinto. Meglio ancora se nobilitate da qualche termine sanscrito o da insegnanti provenienti dalle nobili terre d’origine: un immigrato indiano in cerca di lavoro non certifica la conoscenza del suo Yoga, così come un architetto italiano, solo perché è nato a Firenze, non garantisce affatto la stessa arte e perizia del Brunelleschi.
Eppure, con lo Yoga, succede proprio questo: l’enorme mercato d’oltreoceano ha attirato dall’India torme di ciarlatani, facilitati dalla conclamata superficialità di un’utenza poco smaliziata e abituata a bersi ogni novità proposta con un adeguato marketing. Un fenomeno che ha patito – pur se forse in maniera minore – anche la nostra vecchia Europa, in vari settori, a partire dal dilagante interesse per le arti marziali, esploso negli anni Settanta.
Lo Yoga, tradizionalmente, non prevede certificazioni e ha garantito la serietà di un insegnamento solo attraverso il duro lavoro (nell’ordine di decenni di pratica) di chi si è seriamente accostato alla disciplina e, guidato da un buon maestro – molto poco trendy e in genere alquanto celato – ha progressivamente trasferito un’esperienza che prevede un lungo training, senza “diplomi di fine corso” né raggiungimento di obbiettivi conclamati.
Lo Yoga è uno stile di vita, una disciplina che permette di interpretare l’esistenza al meglio dei valori intrinseci all’essere umano. E lo fa integralmente, tanto negli aspetti fisici, quanto in quelli psichici, mentali ed etici. Si tratta di un modo di essere, che restituisce alla vita dell’individuo quella dignità originaria che fa dell’essere umano ciò che egli rappresenta nel disegno armonico della natura.
Questo Yoga – questo Yoga integrale – non può “far male”, ma piuttosto dovrebbe essere considerato come uno strumento fondamentale a disposizione dell’uomo contemporaneo. Uno strumento che non aggiunge “pezze” a una condizione umana devastata, ma consente di “ricordare” ciò che siamo, di valorizzare l’intrinseca perfezione che ci appartiene, quella nostra “condizione naturale” oggi ormai in gran parte perduta.
Se c’è qualcosa che fa male, è proprio quella pessima abitudine di cercare dei palliativi a un disagio palese, credendo di poter “inventare” una nuova ulteriore pillola e farla digerire presentandola come “antico rimedio”.
Non esistono “nuovi Yoga”, né una qualunque ginnastica può essere chiamata tale solo perché interpreta esercizi fisici estrapolati da un sistema sperimentato da millenni. Prendete quegli “infortunati” americani e portateli a Parsifal per un annetto: non gli verrà praticata alcuna fisioterapia, né proposto qualcosa che non sia stato praticato e lungamente sperimentato da milioni di esseri umani per qualche migliaio di anni. Ne usciranno guariti, non solo fisicamente, ma soprattutto mondati dall’insana pretesa che il benessere sia un traguardo da raggiungere e non una condizione naturale già presente, da vivere con consapevolezza e responsabilità nella vita di ogni giorno.
Solo allora, grati per quello che già sono in quanto esseri umani interi e completi, potranno capire cos’è lo Yoga.

n.b: accesso a più di trecento studi clinici condotti sui benefici dello yoga in specifiche aree mediche, neurologia, ortopedia, endocrinologia ecc ecc.

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