Una tecnica per tutti
A
volte ci sentiamo letteralmente esausti per le preoccupazioni legate alle
nostre responsabilità.
Il
lavoro (o la sua mancanza), le relazioni
complicate, la solitudine, la
paura del futuro, i ricordi del passato possono
diventare circuiti mentali ripetitivi e
angosciosi che prosciugano la nostra energia vitale.
Come
conseguenza abbiamo difficoltà a prendere sonno, a digerire, sentiamo la mancanza di qualcosa di
essenziale che compensiamo con la
dipendenza da cibo, alcool, fumo, tranquillanti, rapporti sbagliati, droghe.
Nel
peggiore dei casi ci ammaliamo.
È
necessario riconoscere questa situazione per venirne fuori.
Un
aiuto può venire dallo yoga che da migliaia di anni invita ad ascoltarsi, a percepirsi secondo modalità che
diventano sempre più sottili e che permettono di riconoscere la nostra natura autentica come pura
beatitudine. Lo yoga ci dice che questa condizione è
sempre presente in noi e che ne possiamo diventarne consapevoli con il respiro.
La
respirazione è una funzione naturale e potente del nostro corpo che avviene senza il bisogno della nostra partecipazione
cosciente, accade da sola.
Possiamo
però prestarvi attenzione sospendendo
così memoria e anticipazione, cioè pensiero, per connetterci attraverso di essa con
il momento presente e le nostre risorse
interiori.
Vi
propongo quindi questa pratica che aiuta a stabilizzare l’attenzione sul respiro:
scelto
un posto tranquillo ci sediamo comodi a terra con le gambe incrociate, se le articolazioni sono rigide si può usare una sedia, curando di avere i piedi appoggiati
al suolo e la schiena allungata. In ogni
caso la posizione dovrebbe garantire
libertà della parte del corpo dedicata al respiro da quella digestiva e sessuale.
Eseguiamo
tre lunghi sospiri
soddisfatti, osservando i polmoni che si svuotano e le spalle che
scendono. Poi continuiamo con il nostro ritmo naturale, il respiro così com’è.
Notiamo
la profondità, la lunghezza di ogni inspirazione ed espirazione. Notiamo se il ritmo è regolare o caotico, se ci sono piccole sospensioni tra la fine di
un ciclo e l’inizio dell’altro. La temperatura dell’aria quando entra e quando esce.
Osserviamo il lavoro muscolare legato alla respirazione.
Ogni
aspetto è assaporato come fosse la prima
volta.
Non
giudici ma testimoni silenziosi dell’intero
processo ci lasciamo guidare dalle sensazioni
che proviamo, osservandole come si osserva l’andare e venire delle onde, immersi nell’esperienza, senza pretese.
Questo atteggiamento che nulla cerca e nulla
vuole ci porta gradualmente ad una condizione di totale presenza in cui non
siamo più individui separati ma completi e in
relazione con tutto.
Un
appuntamento di pochi minuti al giorno
per creare un abitudine e poi aumentare gradualmente
la frequenza e la durata.
Praticare la consapevolezza del respiro aiuta a ridurre la presa
ossessiva dei pensieri, non si tratta di andare in trance ma al contrario di
essere assolutamente vigili. Le soluzioni si presenteranno spontanee e imprevedibili in tutti gli aspetti
della vita.
Ornella
N.B.
Questo post ha carattere esclusivamente divulgativo e non può in alcun modo intendersi come sostitutivo di atti medici, né riferirsi a specifici casi singoli, per i quali si invita a consultare il proprio medico curante. Questo blog non è responsabile di eventuali conseguenze derivanti da un utilizzo dei suoi contenuti diverso da quello meramente informativo
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