di Gianni Da Re Lombardi illustrazione di Luca Gelosa
Shiva è il dio dello yoga, contraddittorio e affascinante. Le sue origini sono talmente antiche, nella mitologia indiana, che il personaggio rappresentato nel famoso sigillo di Mohenjo-Daro, vecchio di cinquemila anni, potrebbe essere un proto-Shiva, chiamato Pasupati, il signore degli animali. Shiva è una figura molto complessa, ricca di ambivalenze, ambiguità e apparenti contraddizioni. Evoluzione del terribile dio vedico Rudra, Shiva rappresenta il tempo che distrugge l’intero Universo. Ma come avviene con il tempo, la distruzione del vecchio crea i l nuovo, quindi Shiva è contemporaneamente il distruttore e il creatore: la morte e la vita. Shiva è il Tutto e anche il suo complementare, il Nulla.
Il dio conquistatore (di cuori)
Shiva è un dio dalla grande virilità, ma è anche il dio androgino. Il suo lato destro è maschile, il lato sinistro femminile, rappresentazione simbolica di una caratteristica fisiologica degli umani e di molti mammiferi: normalmente il lato più forte del corpo è il destro, mentre il cuore è a sinistra. Queste caratteristiche sono amplificate, talvolta anche con asimmetrie visibili, dall’uso di utensili tipico dell’animale uomo. Tale ambivalenza rende Shiva un dio di grande bellezza e grande amatore, che seduce le mogli degli asceti. La sua prodezza sessuale è così grande che l’unione con la sua sposa Parvati scuote l’intero Universo. È anche il dio della danza (in questo caso chiamato Nataraja), una disciplina affascinante e seduttiva, strettamente collegata con il ritmo e il tempo.
Il controllo dei sensi
Shiva è anche il più grande e antico yogi dell’Universo, ovvero il più grande cultore della disciplina del controllo del corpo e dei sensi, le cui regole dovevano restare segrete e misteriose. Secondo la leggenda, un giorno Shiva stava insegnando lo yoga alla moglie Parvati, enumerando gli 84 milioni di asana possibili. Matsyendranah, trasformato in pesce, spiò di nascosto la lezione, imparando le 84 posizioni fondamentali che poi ha insegnato all’umanità. Grazie allo yoga l’uomo ha imparato i segreti del controllo sessuale, della longevità e della salute, trionfando sulla morte. Se questo può sembrare esagerato, bisogna osservare che, fuori dalla trasfigurazione simbolica, una disciplina in grado di mantenere in buona salute i praticanti in epoche in cui malattie oggi banali bastavano per far morire, non poteva che guadagnarsi una fama miracolosa.
Linga e yoni
Shiva viene rappresentato nei templi a lui dedicati dal famoso linga, un simbolo fallico inserito nella yoni, che a sua volta è il principio femminile. Il linga può essere un semplice cilindro di pietra, dalla cima arrotondata, oppure può avere forme più elaborate e riccamente decorate. Secondo André Van Lysebeth, che ne parla nel libro “Tantra. L’altro sguardo sulla vita e sul sesso” (ed. Mursia), manufatti in pietra molto diffusi nel mondo come cippi stradali, obelischi, colonne commemorative e persino gli antichi menhir sarebbero dei linga, così come campanili e torrioni (non a caso chiamati anche “maschi”, come il famoso Maschio Angioino a Napoli).
Nulla è quel che sembra
Le numerose contraddizioni di Shiva sono solo apparenti. Nel mondo occidentale siamo abituati a considerare l’Universo e le persone divise in bene e male, buoni e cattivi, bianco e nero. Nella realtà, le diverse caratteristiche umane sono spesso sfumate, indefinite e complementari. L’asceta è colui che tiene sotto controllo la sessualità, ma proprio perché la controlla, ha molta energia sessuale a sua disposizione. La fondatezza di questa intuizione è confermata dal fatto che anche importantissimi santi cristiani hanno avuto una vita molto attiva, se non addirittura dissoluta, prima di incontrare la conversione religiosa. Shiva è l’emblema del buon padre di famiglia, anche qui in contraddizione con se stesso: pur essendo un grande amante, il suo matrimonio con Parvati è sterile e i due figli Ganesha e Skanda non sono figli naturali di Shiva, che ama i figli di altri come fossero propri. Grande amatore, buon padre di famiglia, seduttore, asceta, distruttore e creatore. La descrizione di Shiva sembra quella dell’uomo eccezionale: grandi qualità, grandi difetti, molte contraddizioni.
Le contraddizioni di Shiva
- Androgino, metà uomo (lato destro) e metà donna (lato sinistro).
- Asceta e simbolo del la fertilità, attraverso la sua rappresentazione simbolica: il linga (simbolo fallico).
- Grande amatore, ma il suo matrimonio è sterile; infatti è padre di figli adottivi (Ganesha e Skanda).
- Tempo che divora ogni cosa, ma anche creatore e fautore delle rinascite.
- Cosparso di ceneri come gli asceti, ma è anche il signore della danza.
Il politeismo induista
Un europeo cresciuto con il concetto di monoteismo religioso può restare perplesso di fronte al politeismo induista, una caratteristica che può disorientare cristiani, ebrei e islamici. In realtà il politeismo induista, dal punto di vista filosofico, è più apparente che reale. Da una parte, la filosofia indiana ha sviluppato la nozione che le diverse figure divine sono diverse manifestazioni di un’unica realtà divina (un po’ come il dogma della Trinità, un concetto che comporta a sua volta obiezioni di presunto politeismo da parte dei critici delle principali religioni cristiane ) . Dall’altra, nella tradizione induista il dio di riferimento (Shiva, Visnu, Brahama, Ganesha o altri) viene considerato il dio principale, mentre le altre figure sono figure divine analoghe agli angeli e arcangeli della tradizione cristiana. Come si vede, al di là di quella che è la verità ultima, di cui non abbiamo esperienza, tutto torna, e le diverse tradizioni sono strutturalmente più simili di quel che sembra, fermo restando le differenze di credo, l’eventuale presenza di dogmi inderogabili, e il rispetto dovuto a tutte le religioni.
Tratto da Yoga Journal Aprile 2012
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